Addestramento in Mare

Al mare, ambiente tradizionale di attività ludiche, l’addestramento DEVE tendere a fugare questi aspetti ricreativi ed a far considerare il mare stesso come un vero e proprio AMBIENTE DI LAVORO.

Ambiente in cui la capacità tecnica già acquisita, in tante esercitazioni pratiche in lago e torretta, deve poter essere espressa con quell’indispensabile professionalità che di lì a poco dovrà essere garantita nei confronti di aziende che si attendono, un elevato rendimento di lavoro che offrirà le necessarie garanzie di assunzione.

Il fatto che tale imprenditoria, poi, sappia fin troppo bene che la Scuola seleziona e fornisce a tutti gli Allievi/aspiranti lavoratori quelle indispensabili nozioni teorico/applicative, le conoscenze delle metodologie e dei protocolli operativi finalizzati alla prevenzione antinfortunistica; la formazione psicologica e tecnica applicativa attraverso una informazione capillare, con particolare riguardo ai rischi insiti nell’attività subacquea, uniche nel loro genere,sono elementi che garantiscono ancor di più l’imprenditoria nazionale ed internazionale in termini di assoluta sicurezza.

L’impegno tecnico che l’allievo dovrà esprimere nella fase di istruzione in mare, quindi, sempre rapportato alle capacità psicofisiche e tecniche applicative già raggiunte dall’allievo stesso nell’arco di istruzione pratica precedentemente svolta (piscina, lago, torretta, etc.), è ritenuto dalla Scuola la base dei tests proposti i quali, a suo tempo studiati in virtù di specifiche conoscenze ed esperienze pratiche maturate dallo staff Direttivo della Scuola in oltre 30 anni di attività lavorativa, porrà il Tecnico Subacqueo nella condizione di assumere ulteriore esperienza pratica.

L’uso strumentale, invece, riveste una importanza del tutto secondaria, vista la semplicità d’impiego di quelli con ricorrenza tradizionale, peraltro inseriti nel normale programma di istruzione della Scuola. Quelli d’impiego particolare, che variano di ditta in ditta, sono in genere oggetto di “corsi interni” di carattere aziendale/specializzativo, come avviene di consueto.

Tutti gli allievi, di converso, dovranno sentirsi responsabilizzati, parte attiva e partecipante alla risoluzione di problematiche subacquee di medio ed elevato impegno psicofisico e tecnico esprimendo, così, quella professionalità già acquisita durante il loro ciclo di formazione professionale.

Il rovescio della medaglia di tale capacità partecipativa è, ovviamente, l’ulteriore maturazione formativa e la tesaurizzazione esperienziale di cui l’allievo andrà a beneficiare attraverso situazioni pratiche reali e contingenti, vissute attraverso condizioni di estremo disagio, ma di estremo vantaggio psicofisico e tecnico applicativo.

Nella medesima realtà oggettiva delle problematiche e delle metodologie di lavoro applicate da qualunque ditta di lavori specifici operante in Italia e all’estero, tanto da poter affermare che la Scuola è un AMBITO DI LAVORO o un ambito di lavoro SCUOLA.

Le attività corsuali saranno contrappuntate da più o meno lunghe pause giornaliere di attesa sotto il sole o su natanti appoggio, parzialmente o totalmente equipaggiati, nell’assolvimento di quei compiti esecutivi determinati, di volta in volta, dalla Direzione del Corso.

L’aspetto termico e la noia, la pazienza unita ad una velata stanchezza potrebbero tendere a ridurre le resistenze psicologiche e fisiche del Tecnico Subacqueo che sarà chiamato, invece, a svolgere la propria mansione operativa, in ogni momento della giornata e a cui dovrà rispondere facendo ricorso al suo bagaglio psicofisico, tecnico ed esperienziale già acquisito nell’esperienza pratica svolta fino a quel momento.La Scuola definisce tali capacità di adattamento, rendimento operativo e di tecnica applicativa con il termine di PROFESSIONALITA’.

Come in tutti i casi, anche in questo l’allenamento assunto attraverso il ciclo formativo riferentesi al potenziamento psicofisico (che non già si riferisce solo ad un mero allenamento in palestra), ricoprirà un ruolo addestrativo di massima importanza, come lo sono l’addestramento alla fatica fisica ed alla risoluzione tecnica dei tests operativi.

L’addestramento tecnico-operativo deve, pertanto, mirare a rendere professionalmente accettabile tutto quanto finora espresso, al solo fine di raggiungere la massima efficienza operativa non disgiunta da quella conoscenza di tutte le norme prevenzionali antinfortunistiche da doversi porre in atto.

Il raggiungimento di tale fine addestrativo, che la Scuola intende raggiungere fin dall’inizio del corso formativo, sapendo che tale livello professionale sarà ben al di sopra delle esigenze lavorative esistenti presso la stragrande maggioranza delle ditte di settore nazionale e comunitario ritiene che il raggiungimento del suddetto standard costituisca il livello minimo di competenza che porrà l’allievo nella condizione di saper operare nella più assoluta osservanza delle norme d’Igiene e Sicurezza operativa.

Quanto sopra, con giustificato orgoglio, permette attualmente alla Scuola di affermare, senza tema di smentita, che la sua attività formativa ha permesso e permette la realizzazione concreta di una fra le finalità precipue perseguite dalla Scuola stessa e concretizzata nello sfocio occupazionale di tante giovani leve di lavoro.

Il mare conclude, pertanto, il ciclo d’istruzione pratica iniziata in piscina, proseguita in lago e in torretta e la somma dei punteggi riportati in tali prove pratiche farà scaturire il diritto, o meno, di AMMISSIONE agli Esami Finali che si svolgeranno, successivamente, di fronte alla Commissione regionale di fine corso, per il conseguimento di quel titolo professionale che darà diritto ad espletare attività di lavoro specifico: la QUALIFICA PROFESSIONALE di Operatore Tecnico Subacqueo.